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PER LA DIFESA DEI DIRITTI CIVILI CONTRO LA DISCRIMINAZIONE, IL SENSO DELLA NOSTRA PROFESSIONE

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la vittima di discriminazioni scrive al proprio avvocato

Lo Studio Legale GIUSTI&LAURENZANO è incaricato di patrocinare vertenze avente ad oggetto la rimozione delle lesione dei diritti civili e condotte discriminatorie in danno ai soggetti deboli.
Riceviamo una nota dal nostro assistito, ad esito di una importante udienza, in cui lo Studio Legale GIUSTI&LURENZANO, unitamente all’Avvocato Raffaele Di Stefano, è riuscito ad ottenere la rimozione delle barriere architettoniche per accedere all’interno di una pubblica amministrazione, per consentire al ricorrente, soggetto costretto in sedia a rotelle, l’esercizio della propria professione.
E’ importante anche il principio di diritto rivendicato dallo Studio Legale GIUSTI&LAURENZANO, secondo il quale l’indennità di accompagno non può essere distolta dalle necessità ordinarie di vita quotidiana (quali, per esempio, l’assistenza ai fini della pulizia personale) per essere destinata all’assistenza di spostamento per scopi professionali.
Lo Studio Legale GIUSTI&LAURENZANO trova nella motivazione personale degli assistiti il principale motore di ispirazione per coltivare le battaglie nei diritti civili.
Così ci scrive il nostro assistito a cui, lo Studio Legale GIUSTI&LAURENZANO e l’Avv. Raffaele Di Stefano, rivolgono il proprio “Grazie” per ricordarci il significato della nostra professione:
Cari avvocati,
[…]
Approfitto per dirvi che ho fatto anche quell’esercizio di scrittura. Mi ha aiutato a calmarmi e fare ordine. Mi sono accorta di avere ancora tanta rabbia e delusione da smaltire. E mi scuso se a volte sono sembrata ruvida, lamentosa e insoddisfatta. Ero così impantanata nella mia ferita e frustrante senso di ingiustizia da non dare il giusto valore ai passi che nel frattempo voi state pazientemente muovendo insieme a me.
Ho compreso meglio anche l’invito del giudice ad una maggiore pacatezza e obiettività in questa fase conciliativa. Il lieto fine auspicabile sarebbe sicuramente il reintegro a lavoro, nelle migliori condizioni possibili.
Per me, però, il senso più alto e profondo di questa battaglia sta prima di tutto nel dire a gran voce che un diritto non è una concessione, quasi a titolo di cortesia, ma qualcosa che nessuno deve mai toglierti.
Quello che cercavo di dire al giudice è che a mio avviso, ad oggi, alla luce di tutte le evoluzioni, l’amministrazione non ha maturato un “sì genuino” e realmente sentito, ma solo forzato e pressato dalle circostanze. Perciò volevo proteggermi dal rischio di illudermi e prepararmi a una ripartenza lavorativa con loro, per poi reggere di nuovo l’urto di imprevisti o altri più sottili rifiuti.
Ma queste perplessità e ansie anticipatorie non sono né utili né rilevanti al momento. Se ci sarà la concreta prospettiva del reintegro, sarò pronta a tornare. Questa esperienza mi sta comunque temprando e irrobustendo. Mi sento una tigre ferita, molto ferita. Ma pur sempre una tigre
Grazie per essere i miei “allenatori emotivi”, oltre che i miei avvocati.

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